“Le decisioni assunte, senza minimamente occuparsi né risolvere il vero tema dei crediti bloccati, pongono una pietra tombale sul Superbonus, sia per gli interventi di efficientamento energetico che per quelli antisismici – aggiungono dalla federazione -. Tale scelta, inoltre, favorisce esclusivamente i ceti con maggiore capienza fiscale, mettendo a rischio gli impegni assunti dalle famiglie.
Allarme per i professionisti del settore che hanno garantito trasparenza e correttezza, spesso assumendosi responsabilità che non gli competevano e che si sono ritrovati in balia di richieste sempre più astruse e contraddittorie, si trovano, dopo queste ultime modifiche, a non poter applicare lo sconto in fattura per le attività già espletate necessarie e propedeutiche ai lavori ancora da avviare, a non poter più operare e tantomeno a concorrere al raggiungimento degli obiettivi di risparmio e di autonomia energetica che, almeno a parole, il governo ha sempre dichiarato di voler perseguire.
Ciò che inoltre appare incomprensibile è l’atteggiamento ideologicamente orientato e sordo ad ogni appello da parte delle innumerevoli associazioni di categoria” commenta Daniele Schiazza, coordinatore Abruzzo e Molise. A gran voce, da lungo tempo infatti, da Abi ad Ance, dalle associazioni condominiali alle reti delle professioni tecniche, dagli ordini professionali a Confedilizia e a CNA, vengono richiesti interventi risolutivi rispetto al blocco nella cessione dei crediti.
Il governo emana quest’ultima norma giustificandola con numeri parziali ma tacendo rispetto a quanto affermato, attraverso analisi e studi approfonditi, da primari istituti quali fra gli altri Nomisma e la Luiss Guido Carli. Analisi che dimostrano, di fatto, la sostenibilità economica e sociale della misura” rincarano gli architetti.
Inoltre è del tutto evidente che l’applicazione della legge sul Superbonus necessiti di correttivi sanzionatori in presenza di comportamenti poco virtuosi quali ad esempio sulle speculazioni dei materiali da costruzione o gli ingenti oneri finanziari trattenuti dalle banche sui crediti acquisiti. Gettare però via ‘il bambino insieme all’acqua sporca’ non pare una soluzione accettabile e tanto meno sensata. Queste le valutazioni complessive che dovrebbero far riflettere e che insieme ad un ascolto attento delle categorie interessate possono e devono condurre ad un quadro di regole chiare e stabili.”