Il recente rinnovo del Consiglio dell’Ordine è stata anche un’occasione per aggiornare l’Albo professionale nella veste editoriale.

La Consigliatura appena terminata è paragonabile, volendola storicizzare, alla vita dei cittadini dell’Aquila e di quelli dell’intero “cratere”, come viene chiamato con un brutto termine oramai consueto l’ambito territoriale che comprende i Comuni colpiti dal sisma del 6 aprile 2009; infatti, questa è divisibile inprima e dopo il terremoto, com’è stata e sarà la nostra esistenza personale e professionale dei prossimi anni.

L’attività dell’Ordine, in quest’ottica, è stata condizionata obbligatoriamente dagli eventi e, anche l’impegno posto nell’attività del Consiglio uscente, è stato profondamente differente nei due periodi così individuati. Nel periodo prima del sisma, oltre alle funzioni ed agli adempimenti di tipo istituzionale l’Ordine degli Architettidella Provincia dell’Aquila ha svolto una notevole mole di attività, volta all’affermazione di un ruolo, molte volte auspicato e quasi sempre negato, della figura sociale, culturale e professionale dell’Architetto. La nostra professione è sminuita e qualche volta vilipesa a causa di un quadro normativo poco chiaro, che è retaggio della sovrapposizione ed evoluzione di norme che nell’esigenza di regolamentare la molteplicità delle figure, così dette tecniche, pecca in chiarezza e precisione nell’individuazione delle rispettive competenze, ma una buona fetta di responsabilità, in merito a tali valutazioni, è anche nostra e di una difficoltà di tutti noi Architettidi essere “Categoria”.

L’errore che noi spesso commettiamo, è quello di comportarci come se un problema personale debba rimanere tale anche se riguarda tutti e debba essere risolto da chi non è deputato a tale soluzione; mentre sfugge che, questo atteggiamento, ci indebolisce nella capacità contrattuale nei confronti dei soggetti, anche istituzionali, con i quali siamo obbligati a rapportarci per lo svolgimento della nostra professione e l’affermazione del nostro ruolo. A tale obiettivo, forse irraggiungibile, ci siamo dedicati, con le capacità che eravamo in grado di esprimere, negli anni prima del sisma, attraverso la programmazione, organizzazione e realizzazione di eventi culturali, come le due Edizioni della Festa dell’Architettura, che avevano il compito di porre l’attenzione su di noi e la nostra realtà, non per mero protagonismo, ma per sensibilizzare l’intera società, del nostro territorio, alle tematiche delle quali noi ci occupiamo nell’interesse collettivo.

Siamo riusciti, per caso o per capacità non spetta a noi deciderlo, a proiettare il nostro Territorio e l’intera Regione Abruzzo nell’ambito internazionale, con la partecipazione al XXIII World Congress of Architecture svoltosi a Torino nel Luglio del 2008, suscitando notevole interesse, risultando uno degli Stand più visitati del Lingotto e raccogliendo circa diciassette pagine di firme e frasi di apprezzamento da parte di Architetti e Visitatori vicini al nostro mondo. Crediamo di aver svolto con coscienza le attività istituzionale ed ordinaria dimostrando attenzione ai problemi di ogni singolo iscritto e della categoria degli Architetti; insomma, per ciò che attiene al periodo prima del sisma possiamo essere, a nostro modo di vedere orgogliosi del lavoro svolto.

Poi è accaduto l’imponderabile, quel 6 di aprile ha cancellato in un sol colpo la vita di troppi, un’intera Città e tutto quello che era stato fatto, la Città dell’Aquila si è trovata a vivere qualcosa alla quale non si è mai preparati, questo Ordine ed il suo Consiglio è stato travolto da mille emergenze che è difficile capire fino i fondo da parte di chi ha scelto di rimanere ai margini delle attività, tutto ciò che è apparentemente facile, nella realtà non lo è stato affatto, ci si è rimboccati le maniche e molti di noi, iscritti a questo Ordine, hanno cercato di fare la loro parte, sempre nell’ambito e sotto il controllo più o meno diretto dell’Organo deputato all’organizzazione ed al raccordo di tutti gli Architetti della Provincia.

Il 6 aprile eravamo lì, in prima fila a lavorare per l’interesse di tutta la nostra comunità, abbiamo cercato di recuperare quanto possibile dalla nostra amata e storica Sede di Palazzo Carli Benedetti, ricreato un minimo di contatto attraverso la rete e cercato di informare con puntualità tutti gli iscritti all’Ordine con informative quotidiane.

La lotta contro l’ostracismo dei media che, partendo già dalla scarsa considerazione generale per la nostra categoria di cui si parlava all’inizio di questo documento, alimentato dall’insulsa campagna di disinformazione sulla presunta incapacità di un’intera categoria professionale, è risultata impegnativa oltre ogni immaginazione ed a volte impossibile; quante sere a fine giornata, dopo aver partecipato a tutti i tavoli tecnici ed istituzionali nei quali riuscivamo giorno per giorno a conquistarci una posizione, ci siamo trovati a riflettere sul nostro operato che appariva, a volte, a noi stessi inconcludente.

Non ci siamo fermati mai e abbiamo cercato, sicuramente non riuscendoci completamente, di condurre le lotte su quei temi, che attraverso le numerose assemblee, emergevano di continuo; molte altre volte ci siamo sentiti soli, lontani da tutto e tutti, ma forse non lo eravamo.


Abbiamo restituito all’Ordine una Sede, crediamo dignitosa considerata la situazione, grazie al contributo ed alla solidarietà di molti iscritti italiani, degli Ordini provinciali, del Consiglio Nazionale e dell’Ordine di Parma con il quale abbiamo fatto un gemellaggio.

È mancato molto, ne siamo consapevoli; è mancato un discorso alto, culturale che potesse rappresentare tutta la conoscenza e la grande capacità di offrire un contributo al dibattito sulla ricostruzione dei centri storici, ma credeteci non è stato facile e forse sarebbe
stato prematuro e frettoloso.


Adesso ci aspetta un lavoro ancora più impegnativo, perché dovremo essere in grado di dare risposte su questo grande tema, mantenendo alta l’attenzione sul lavoro che già è stato fatto e su quanto ancora ci sarà da fare su quei tavoli, l’Ordine ha bisogno di tutti, il cospicuo numero di quanti parteciperanno attivamente è fondamentale, per essere in grado di dare risposte altre, senza però disperdere quanto di buono è stato fatto.

I dibattiti sulla ricostruzione che si sono svolti sinora, francamente, ci appaiono come il tentativo di dire la propria, prima che altri potessero scippare una presunta prelazione di idee che non possono essere liquidate dai soliti “esperti” per ogni occasione; crediamo invece che la linea e la proposta dell’Ordine degli Architetti debba essere il frutto meditato di una elaborazione complessa
che parte dal basso per la riconquista di un ruolo che spetta agli Architetti e solo a loro.

Auspico che il rinnovo dell’Albo sia anche il segno del rinnovo del nostro ruolo.

Concludo con un augurio personale a tutti colleghi e le loro famiglie.

Gianlorenzo Conti
Presidente dell’Ordine

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